sabato 26 dicembre 2015

Cercando la moglie perfetta; la ragazza misteriosa.


Mi fu chiaro subito che lei sapeva tanto bene ballare quanto io a fare la sfoglia, cioè zero. 

Non è che neanche io sapessi fare granché, ma la musica la sentivo bene specie quando era l’ora di fermarsi o di invertire la marcia.

Ballavamo e muovevamo i primi passi insieme, il tutto nel silenzio più assoluto di entrambi; provai a dire qualcosa, più per rompere il ghiaccio che altro. 

- Come ti chiami?
- Antonietta. 
- Ed io Tonino: perfetto! 


Ed ora cosa diciamo. L’argomento languiva e tutto quello che mi veniva in mente, ad esempio il tempo, l’orchestra, la gente, le amiche, ecc. ricevevano stringatissime risposte, del tipo sì, no, non so. 

- Dov’è tua madre?. 
- No, non c’è, Sono venuta con mio fratello Gigi. 
- Era già un passo avanti.

Di questo passo, per capirci qualcosa ci sarebbe voluto un secolo! Ma dopo il primo ballo restò lì, non tornò “nel mucchio” con le altre.  Passarono quattro o cinque ore.  Di lei non avevo imparato quasi nulla.  Riservatissima? impaurita?

Non c’era motivo, quello che cresceva era solo la curiosità. Quando l’orchestra intonò il motivo di chiusura lei mi salutò cortesemente. 

Le chiesi se ci saremmo potuti vedere ancora domenica rispose: Forse, e ritornò dalle sue amiche. 

All’uscita un gran movimento di biciclette, che si sparpagliavano verso tutte le direzioni, molti a coppie di possibili futuri amori. Guido non era venuto. L’Antonietta era sparita. Non conobbi nessun altro. Restai da solo a tornare a casa, al Campazzo di Nonantola. 

Con i miei dubbi, con la mia curiosità, un po’ avvilito, con la prospettiva di arrivare da solo al traguardo del diploma. Da quella serata non avevo tratto alcun motivo di sviluppi futuri; e a raccontarlo ora, quando lei, mia moglie, festeggia assieme a me e alle due figlie, i suoi ottant’anni, sembrerebbe inverosimile. 

La domenica successiva non ci trovammo. 
Non avevo alcun riferimento di dove trovarci. I Telefoni, in quel contesto, non esistevano ancora. L’indirizzo non l’avevo. Il futuro del suo “Forse” spettava solo a lei. 

Mi sovvenne il detto di un tale che sentenziò: E’ la donna che sceglie l’uomo che la sceglierà. 

La domenica successiva ci ritrovammo al ballo di Nonantola. A ripartire da zero. Dopo qualche tempo mi portò una sua fotografia. Era il disgelo. Allo sbocciare della sua giovinezza, con la posa sapiente di un fotografo e con i suoi sedici anni era bellissima. 



Fu in questo periodo che inizia a provare un certo malessere/benessere

Cercai di frequentarla a casa sua. 

Al primo impatto fui scambiato per un amico del fratello; la mamma poi mi si rivolse con tono supplichevole “ma è solo una bambina!  Lei è già un uomo!” Avevo vent’anni. 

Nella casa di campagna la zia Elisabetta mi chiamava rispettosamente Signor Tonino e portava due sedie per noi, davanti a casa: con tutti gli altri nessun contatto, solo il fratello Gigi continuò per un po’ di tempo ad accompagnare la sorella al ballo,.

Ma per il parlare con Antonietta, trascorse molto tempo prima di aprirsi, mentre io mi dicevo, mah, le terrà tutte per dopo!



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